Il “flop” dei mercenari-NATO in Ucraina. Tutta la verità che l’Europa non vorrebbe farti sapere

Contrariamente a quanto si possa pensare oggi, la NATO è presente in Ucraina con vere e proprie truppe di mercenari. La Russia lo sa, ma fa finta di niente… Ma fino a quando potrà chiudere gli occhi?!

Per comprendere a trecentosessanta gradi il fenomeno – sempre più discusso in Occidente – del mercenariato pro-Kiev nella guerra d’Ucraina, è necessario innanzitutto approfondire, senza alcun pregiudizio ideologico o culturale, la presenza della NATO in questo paese, poiché è proprio tale presenza che, come dichiara l’Agenzia giornalistica Tass, «fornisce all’Ucraina mercenari».

Stando ai dati ufficiali, la NATO è presente in Ucraina da circa dieci anni. «Dall’annessione illegale e illegittima della Crimea da parte della Russia nel 2014, la NATO ha contribuito a riformare le forze armate e le istituzioni di difesa dell’Ucraina, anche con attrezzature e sostegno finanziario», si legge sul sito stesso della NATO. «Gli alleati hanno anche fornito addestramento a decine di migliaia di soldati ucraini. Inoltre, le forze ucraine hanno sviluppato le proprie capacità partecipando ad esercitazioni e operazioni della NATO. Dal 2016, il sostegno della NATO è stato organizzato attraverso un pacchetto completo di assistenza (CAP), che comprende un’ampia gamma di programmi di rafforzamento delle capacità [militari] e fondi fiduciari, focalizzati su aree chiave come la difesa informatica, la logistica e il contrasto alla guerra ibrida».

Tuttavia, «dall’invasione su vasta scala della Russia nel febbraio 2022, la NATO e gli alleati hanno fornito livelli di sostegno senza precedenti all’Ucraina», dichiara ancora il sito delle NATO. «La NATO sta aiutando l’Ucraina a difendersi dall’aggressione russa coordinando le richieste di assistenza dell’Ucraina e sostenendo gli alleati nella fornitura di aiuti umanitari e non letali. Attraverso la NATO, gli alleati hanno stanziato oltre 640 milioni di euro (circa 700 milioni di dollari) per soddisfare le esigenze critiche dell’Ucraina, tra cui indumenti per la stagione fredda, giubbotti antiproiettile, carburante, veicoli da trasporto, comunicazioni sicure, razioni di combattimento, attrezzature per lo sminamento e forniture mediche. Inoltre, gli alleati si sono impegnati a

a) sostenere ulteriormente l’Ucraina con un programma di assistenza pluriennale, che aiuterà l’Ucraina nella transizione dall’era sovietica agli standard, all’addestramento e alle dottrine della NATO;

b) contribuire a ricostruire il settore della sicurezza e della difesa dell’Ucraina;

c) continuare a far fronte ai bisogni critici.

La NATO ha inoltre rafforzato i legami politici istituendo il Consiglio NATO-Ucraina, un forum per la consultazione e il processo decisionale in caso di crisi, in cui tutti i membri della NATO e l’Ucraina siedono su un piano di parità».

Ma non è tutto, poiché «i singoli paesi membri della NATO stanno inviando armi, munizioni e molti tipi di equipaggiamenti militari leggeri e pesanti, compresi sistemi anticarro e di difesa aerea, obici, droni, carri armati e aerei da combattimento. Le forze alleate stanno anche addestrando le truppe ucraine all’uso di questo equipaggiamento. Tutto ciò fa ogni giorno la differenza sul campo di battaglia, aiutando l’Ucraina a far valere il proprio diritto all’autodifesa, sancito dalla Carta delle Nazioni Unite. Dall’inizio dell’invasione su vasta scala della Russia nel febbraio 2022, gli Stati Uniti hanno fornito all’Ucraina circa 75 miliardi di dollari in aiuti militari, finanziari e umanitari, mentre altri alleati e partner della NATO hanno fornito oltre 100 miliardi di dollari. Insieme, gli alleati della NATO rappresentano il 99% di tutti gli aiuti militari all’Ucraina».


Le 97 unità speciali

Ma la NATO non si è limitata ad armare e ad addestrare gli ucraini. Il giornale Wired – rifacendosi a documenti segreti del Pentagono diffusi online tramite Discord e 4chan – riporta infatti che, circa un anno fa, nel bel mezzo dei combattimenti, cinque paesi NATO – attraverso missioni top-secret – avrebbero inviato in Ucraina 97 unità delle forze speciali, con l’obiettivo di supportare le forze ucraine e contribuire alla guerra contro le truppe di Putin: «50 unità sarebbero state dispiegate dal Regno Unito, 17 dalla Lettonia, 15 dalla Francia, 14 dagli Stati Uniti e una sola dai Paesi Bassi».

In merito si è espresso anche Radosław Sikorski, Ministro degli Esteri polacco, che ha confermato subito la notizia di Wired, dichiarando senza peli sulla lingua che in Ucraina sono «presenti militari della NATO. Vorrei ringraziare gli ambasciatori di quei paesi che hanno corso questo rischio. Questi paesi […] non posso rivelarli».

Mercenari-NATO

Ma la NATO, che, come abbiamo detto, è presente in Ucraina da almeno dieci anni, si è spinta ben oltre, ingaggiando veri e propri mercenari-NATO di cui ancora, però, non si sa molto.

Per fare un po’ di chiarezza, è necessario asserire che esistono tre tipi di mercenari che combattono in Ucraina con le forze di Kiev. Il 10% è rappresentato dai mercenari/volontari ideologici, ossia da coloro che vanno in guerra per ideale, e non per denaro; il 40% è rappresentato, come dichiara il generale Luigi Chiapperini, da «ex militari [solitamente europei e americani, ma non solo] che hanno lasciato le forze armate del proprio paese per vari motivi e che si riciclano in queste compagnie [di reclutamento] mettendo a disposizione le proprie competenze in materia di armi e di combattimento». La maggior parte di essi (compresi i volontari ideologici) sono inquadrati nella famigerata “Legione Internazionale di Difesa Territoriale dell’Ucraina” (oggi composta da circa 1500/2000 persone) ed operano, spiega Il Giornale, per conto dell’agenzia Adzuna Network, che paga i mercenari circa 3.000 euro al mese. Il restante 50%, invece, è rappresentato dai cosiddetti mercenari-NATO, ossia da membri – spiega la Tass – di «unità regolari provenienti da Polonia, Germania, Francia e molti altri paesi della NATO». Sarebbero loro, sempre secondo la Tass, a gestire, «travestititi da mercenari», i «sistemi di difesa aerea, i missili tattici e i sistemi di lancia razzi multipli», oltre a operare, in sinergia con le truppe ucraine, anche nei «distaccamenti di aggressione», partecipando così attivamente «alle ostilità». Secondo Wired, «questi gruppi sono altamente specializzati per portare a termine azioni sotto copertura, di sorveglianza e ricognizione e sono tra le organizzazioni più segrete degli eserciti [dei paesi della NATO]».

La stessa portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato che «la Russia è già a conoscenza del fatto che in Ucraina operano militari della NATO, perché è impossibile nasconderlo». Tuttavia, secondo l’intellettuale di sinistra Alessandro Avvisato, «la Russia lo sa ma fa finta di non saperlo ed evita [nel limite del possibile] di bombardare i siti dove ci sono i militari della NATO a fianco dei soldati ucraini».


Il flop

Ed eccoci alle cifre ufficiali, secondo le quali sarebbero 9759 i mercenari provenienti da paesi NATO che combattono in Ucraina, anche se, ad oggi, ne sarebbero già morti quasi la metà, ossia 4299, confermando il fenomeno del mercenariato pro-Kiev della NATO un vero e proprio fallimento. Su un totale di 13.387 mercenari provenienti da tutto il mondo, invece, i morti corrisponderebbero a 5962. E non è un caso che i mercenari più numerosi e coriacei siano i polacchi (2960), seguiti dagli americani (1113), dai canadesi (1005) e dagli inglesi (822). Sarebbero 90, invece, i mercenari italiani in Ucraina, dei quali 33 già morti.


La “Response Force”

Ma non è tutto. Dato il fallimento del mercenariato della NATO, pare stia per entrare in azione la Nato Response Force (NRF), «un’unità speciale multinazionale, altamente addestrata, composta da contingenti terrestri, aerei, marittimi e forze per operazioni speciali (SOF), che l’Alleanza può dislocare ovunque sia necessario».

In breve, possiamo dire che si tratta di una sorta di Gladio 2.0 «tecnologicamente avanzata», che, prima dell’operazione militare speciale russa, svolgeva solamente mansioni di soccorso pro-Kiev in Ucraina e nel Donbass. Costituita al vertice di Praga del 22 novembre 2002, oggi l’organizzazione dispone di 300.000 truppe, un terzo delle quali – secondo le ultime notizie – sono già state dislocate in territorio polacco, probabilmente in attesa di prendere parte alla guerra contro la Russia.

Inutile negarlo: il rischio di escalation si fa sempre più vicino.


Di Dmitriy Sokolov

5 commenti

  • Ora ho capito bene cosa si intende per “mercenario-NATO”… Buon articolo, breve ma importante, anche se ti lascia mille domande… Non conosco e non ho mai sentito Dmitriy Sokolov, ma sicuramente è un autore dal tenere d’occhio. Molto preciso nelle fonti e chiaro nella descrizione dei fatti, D. Sokolov ha sfornato un articolo che, bene o male, ha colmato una certa lacuna letteraria sui mercenari-NATO e sulle azioni occulte della stessa NATO in Ucraina. Non avevo mai sentito parlare, ad esempio, di questa Gladio 2.0 denominata “Response Force”. Con ogni probabilità, se questa organizzazione metterà piede in Ucraina, sarà veramente la terza guerra mondiale, probabilmente nucleare. Come dice D. Sokolov, l’escalation è vicina. Solo l’avvento di Trump e una seria e lunga trattativa con Vladimir Putin può far giungere la pace in Ucraina. Il resto sono solo chiacchiere da bar.. Saluti camerateschi da Bologna. Vi seguo sempre

  • Ottimo articoletto che svela una situazione di inaudito pericolo. Presenze di uomini NATO sul territorio ucraino permette di presagire un conflitto che può divenire solo bollente, anzi bollentissimo.
    Putin fa finta di niente per ora, ma aspettiamoci di tutto.

  • Grazie a tutti. E soprattutto grazie per avermi dato l’opportunità di scrivere sul vostro blog.

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