«La vendetta è il nostro grido di battaglia». La storia mai raccontata dei “Nazi-Piraten”
Ultimi rappresentanti del nazionalsocialismo clandestino, i “Nazi Piraten” configurano un archetipo, quello hitleriano, le cui origini vanno ricercate nella stessa etica nazionalsocialista, fondata sulla fedeltà, sul combattentismo e sul rispetto degli impegni presi
Si è spesso sentito parlare degli Edelweiss Piraten, i cosiddetti “Pirati della Stella Alpina” di matrice anarchico-operaia che, fin dagli anni ’30, contribuirono alla lotta contro il Terzo Reich, ma sono completamente sconosciute ai più le “formazioni di resistenza” degli Edelweiss Piraten di credo nazionalsocialista, formatesi in Germania subito dopo la Seconda guerra mondiale al fine di proseguire la lotta contro le forze Alleate.
Tali formazioni, sorte già a partire dal luglio 1945 nei territori occupati dagli americani e dai britannici, erano composte prevalentemente da ex membri della Gioventù Hitleriana, ex soldati delle Schutzstaffel (SS) e del gruppo Werwolf e giovani nostalgici del Terzo Reich, tutti accomunati dalla volontà di non raggiungere alcun compromesso con le nuove autorità Alleate, considerate acerrime nemiche del popolo tedesco, e continuare la lotta ad oltranza. Secondo un rapporto dei servizi segreti di Norimberga del 1946, i gruppi nazionalsocialisti legati agli Edelweiss Piraten riunivano circa 7.000 membri e simpatizzanti, la cui lotta era rappresentata perlopiù da attacchi terroristici contro gli occupanti Alleati, attacchi contro gli sfollati polacchi ed ebrei, azioni contro le donne tedesche che frequentavano soldati americani di colore, tentativi di liberare ex membri delle SS detenuti e sabotare i processi di Norimberga, il tutto con l’obiettivo a lungo termine di far rivivere l’ideologia nazionalsocialista e gettare le basi per un nuovo Reich.
La maggior parte di questi “Nazi Piraten” erano giovani di 18-22 anni che, malgrado la caduta del Terzo Reich e la morte di Adolf Hitler, non avevano perso la fede nell’avvenire e conservavano ancora intatta quella Weltanschauung combattentistica e fanatica che, nel bene e nel male, aveva contraddistinto dal 1933 l’intero popolo tedesco. Molti di loro – incuranti della morte e delle conseguenze delle proprie azioni, ma sempre coerenti con sé stessi – vivevano di espedienti e si erano dati alla macchia, nascosti in rifugi di campagna pieni di armi, esplosivi e vecchi libri proibiti e copie del Mein Kampf. Un rapporto dell’intelligence tedesca dell’epoca, riportato nell’opera Endkampf di Stephen Fritz, li definisce addirittura un movimento «sentimentale, avventuroso e romanticamente antisociale».
Fin dalle loro prime apparizioni, risultò subito chiaro che, per i Nazi Piraten, la guerra non era mai finita. La parola resa, fra loro, rappresentava un insulto: il timbro indelebile dell’umiliazione. Avrebbero preferito penzolare da una corda o ficcarsi una pallottola dritta in testa piuttosto che dichiararsi sconfitti e sottomettersi alla famigerata “democrazia ebraica” a stelle e strisce. Per loro contava soltanto la fedeltà, l’onore e il rispetto degli impegni assunti: nient’altro. Non c’era posto per il concetto di waffenstillstand o altre sciocchezze simili: la guerra sarebbe dovuta continuare, senza alcun compromesso, fino al trionfo del nazionalsocialismo e all’annientamento delle forze nemiche.
Ma l’esistenza degli Edelweiss Piraten non durò a lungo. Nel gennaio 1946, infatti, con l’emanazione di una serie di direttive di denazificazione da parte del Consiglio di Controllo Alleato di Berlino, vennero intensificate le operazioni per smantellare ogni residuo di ideologia nazionalsocialista, e i giovani Nazi Piraten – considerati dagli ufficiali americani una seria minaccia, malgrado la maggior parte dei loro propositi fossero rimasti sulla carta, poiché troppo visionari e difficili da attuare – furono tra i più colpiti e perseguitati.
Ad inizio marzo, vari raids della polizia in alcune città dell’ovest portarono all’arresto di 80 militanti legati al circuito degli Edelweiss Piraten. All’interno di uno dei loro nascondigli venne ritrovata una lista di 400 persone «da eliminare», nella quale figurava anche il Primo Ministro del governo bavarese, Wilhelm Hoegner, noto democratico e “uomo degli americani”. Altri militanti furono scovati nelle campagne, nascosti in vecchi casolari abbandonati e in possesso di armi, casse di munizioni e persino razzi anticarro. Ma il colpo finale che portò al completo scioglimento dei Pirati della Stella Alpina nazionalsocialisti avvenne a fine marzo, quando circa un migliaio di militanti, in seguito a numerosi scontri a fuoco con la polizia, vennero arrestati in varie città dell’ovest. Fra di loro – riporta Fritz – c’era anche Arthur Axmann, ultimo capo della Gioventù Hitleriana, noto per aver riportato in auge, fra i Nazi Piraten, il vecchio motto dei Werwolf: «L’odio è la nostra preghiera e la vendetta è il nostro grido di battaglia».
Con loro, non morì soltanto il movimento clandestino degli Edelweiss Piraten, ma anche lo stesso spirito romantico e “passionale” del nazionalsocialismo. Mai più, infatti, né in Germania né altrove, si rividero movimenti d’ispirazione hitleriana analoghi a quello dei Pirati della Stella Alpina.
Di Javier André Ziosi
Buongiorno non sapevo dell esistenza di questo gruppo interessante !
Ultimo di una valorosa stirpe di Uomini che erano stati scelti dal Destino per compiere un’opera di pulizia etica del Mondo. Uomini che hanno dato, e fatto, l impossibile, per trasformare il grande sogno del Reich millenario in una vivida realtà. Esseri che avevano raggiunto l illuminazione a discapito degli altri, e, quindi forse per questo, molte volte non compresi agli occhi del Mondo.. perché dietro al Nazionalsocialismo esiste una Religione, che è quella dello Spirito innanzitutto, e poi solo dopo si mostrano i muscoli. Il Nazionalsocialismo è Religione sacerdotale, e proprio per questo motivo, solo i PIÙ entravano nelle grazie del Fuhrer. Questi uomini avevano già raggiunto un livello superiore di coscienza…
Onore a Voi, Nazi Piraten! La vostra morte non sarà resa vana.
Questo episodio credo possa essere definito come il canto del cigno dell’ortodossia nazional-socialista. Dopo di loro, la Germania è stata annichilita moralmente dopo esserlo stata materialmente. In questo momento ascolto su byoblu, emittente anticonformista qualcuno che si chiede come mai la Germania, una delle maggiori vittime delle sanzioni anti russe e del sabotaggio del gasdotto da parte USA, non si sia opposta fermamente allo strapotere americano onnipresente. Cosa si pensa, dopo che quella terra è stata annichilita prima col ferro e fuoco e dopo col complesso di colpa istillato giorno per giorno da settanta anni a questa parte? le conseguenze queste dovevano essere e queste sono state.