I soldati dell’Apocalisse. La storia mai raccontata degli “Uomini della Quinta Monarchia”

Nell’anno 1661, per quattro giorni, Londra fu terrorizzata da una banda di fondamentalisti cristiani suicidi che tentarono di conquistare la città in nome di Cristo Re.

Lo scrittore Samuel Pepys venne svegliato alle sei del mattino di mercoledì 9 gennaio da voci in preda al panico che urlavano che i «i fanatici avevano invaso in armi la città. […] Mi resi conto che tutti si erano armati e si erano messi davanti alle porte di casa, quindi anche io, cercando di non mostrare paura, presi la mia spada e la mia pistola, per la quale, però, non avevo polvere da sparo».

Vista la situazione, quindi, Pepys decise di rimanersene in casa per il resto della giornata. La sua si rivelò una scelta prudente: nel cuore di Londra era in corso un massacro. Un gruppo armato di ribelli religiosi si era scatenato per le strette strade della città e, fanaticamente convinto di essere immune ai proiettili, aveva avuto ragione delle truppe richiamate in gran fretta per affrontarlo.

I rivoltosi chiamavano sè stessi “Uomini della Quinta Monarchia” o “Santi Visibili” e il loro pensiero – un insieme di obiettivi politico-religiosi e fondamentalismo – derivava da un’interpretazione stretta dei testi sacri. Dalle profezie contenute nel Libro di Daniele e nell’Apocalisse avevano ricavato la certezza nell’avvento imminente di una “Quinta Monarchia” , che era stata storicamente preceduta da altri quattro imperi: babilonese, persiano, greco e romano. Il quinto avrebbe costituito i mille anni di Regno di Cristo sulla terra, che sarebbero stati inaugurati dal Suo ritorno nel mondo e si sarebbero conclusi con lo squillo dell’Ultima Tromba. Ad aprire questa era sarebbe stata la creazione di un nuovo governo divino, il “Dominio dei Santi“, che avrebbe regnato sul mondo intero.

Gli “Uomini della Quinta Monarchia” attribuivano un particolare significato all’anno 1666 per la sua somiglianza con il “Numero della Bestia”, il 666 citato nell’Apocalisse, che doveva segnare la fine del governo degli esseri di carne e sangue sul mondo. Prima di quel momento, però, era necessario spazzar via con la violenza i governi corrotti, ed è per questo motivo che Samuel Pepys e i suoi concittadini si ritrovarono sotto attacco il 9 gennaio 1661.


Morte agli avvocati!

Nato a Londra negli anni Cinquanta del XVII secolo, il movimento della Quinta Monarchia si diffuse come fuoco nella paglia attraverso l’Inghilterra meridionale, il nord del Galles, l’East Anglia, il Devon e la Cornovaglia. Vi aderirono diversi veterani della guerra civile (conflitto combattuto fra il 1642 e il 1651), tra cui il maggior generale Thomas Harrison, eroe parlamentarista delle battaglie di Knutsford e Worcester del 1651; molti altri avevano fatto parte del reggimento degli Ironsides di Oliver Cromwell (la cavalleria pesante) o della sua marina militare, e uno anche della sua guardia del corpo.

Il manifesto politico del movimento prevedeva la distruzione della monarchia, della nobiltà e delle classi privilegiate, in particolar modo degli avvocati. Una volta cancellato dall’esistenza il vecchio ordine, la teocrazia dei Santi avrebbe governato un mondo in cui a determinare lo stato sociale sarebbe stata la pietà religiosa: il sistema giudiziario si sarebbe basato sulla “Legge Mosaica”, i crimini contro Dio sarebbero stati più gravi di quelli contro la comunità e le proprietà degli “empi” sarebbero state confiscate e distribuite fra i poveri.

Dopo la sconfitta delle forze realiste e l’esecuzione di re Carlo I molti “Uomini della Quinta Monarchia” salutarono Olivero Cromwell come un secondo Mosè che avrebbe guidato il popolo alla Terra Promessa. Il loro peso politico giunse al culmine nel 1653 con la creazione di una Assemblea Nominata, un “parlamento” sotto il controllo di ufficiali dell’esercito, che, tuttavia, ebbe vita breve. Quando Cromwell fu nominato Lord Protettore d’Inghilterra, Irlanda e Scozia, i Santi si sentirono sempre più messi da parte; il nuovo governo era anatema per loro, e l’ex “secondo Mosè” passò in testa alla loro lista nera. John Thurloe, capo dei servizi segreti di Cromwell, avvertì quest’ultimo che, nell’aprile del 1657, i Santi avevano tenuto cinque riunioni clandestine a Londra per organizzare la sua deposizione. Il loro leader era un bottaio originario del Devon, di nome Thomas Venner.

Il piano era assalire un reggimento di cavalleria e poi marciare sull’East Anglia, dove i Santi speravano di radunare altri rivoltosi sotto la loro bandiera. A Londra sarebbe stata fatta detonare una bomba nella cantina di un’abitazione. La crociata sarebbe dovuta partire a Mile End Green la sera del 9 aprile 1657, ma finì subito in un fiasco.

Reparti di cavalleria attaccarono i rivoltosi radunati, ne arrestarono una ventina e sequestrarono un notevole quantitativo di armi, centinai di copie del manifesto del movimento e quasi 6mila sterline in denaro contante.

Si scoprì che i ribelli avevano armi per equipaggiare non meno di 25mila persone e progettavano di tagliare la gola a Cromwell e sterminare la nobiltà fino all’ultimo uomo. Il leader del movimento venne immediatamente incarcerato.


Spade e moschetti

Un colpo del genere sarebbe stato fatale per quasi tutti i movimenti rivoluzionari, ma non lo fu per gli “Uomini della Quinta Monarchia”: nel 1661 il loro numero era persino salito – si stima fossero sui 30mila – ed erano ben diffusi in Inghilterra e in Galles. Le frange estremiste al loro interno avevano bisogno di un leader e il carismatico Thomas Venner, che era stato scarcerato nel 1659, fu pronto a riprendere il proprio posto.

Domenica 6 gennaio 1661 cinquanta Santi si riunirono a casa di Venner per armarsi e prepararsi al colpo di Stato: ad aspettarli c’erano spingarde, moschetti, spade e alabarde. Venner assicurò loro che, siccome stavano andando a combattere la battaglia definitiva in nome di “Cristo Re”, sarebbero stati invulnerabili ai proiettili. Chiunque si fosse opposto a loro sarebbe stato ucciso; l’obiettivo era annientare “le potenze terrene” in Inghilterra, ovvero re Carlo II, suo fratello Giacomo duca di York e il generale George Monck, duca di Albemarle. Il primo colpo sarebbe stato sferrato al simbolo principale della Chiesa Anglicana: la Cattedrale di San Paolo.

Per ragioni difficili da comprendere, una volta giunto davanti alla cattedrale il gruppo di armati si fermò a casa di un libraio di nome Johnson per chiedere le chiavi dell’edificio; solo dopo che queste vennero rifiutate fecero irruzione con la forza.

Più tardi i rivoltosi fermarono un passante e gli chiesero: «Da che parte stai tu?». Egli rispose: «Dalla parte di Dio e di re Carlo». I Santi gli spararono al cuore e lo lasciarono morto sul selciato.

Dopo aver sbaragliato 72 moschettieri mandati a reprimere la rivolta, gli “Uomini della Quinta Monarchia” marciarono verso Aldersgate e, giunti alla chiesa di St. Giles, presso la porta di Cripplegate, uccisero un agente di polizia. Poi si nascosero a Kenwood, vicino a Hampstead Heath, ma vennero stanati dai soldati e respinti nei boschi.

Samuel Pepys venne a conoscenza della rivolta la mattina seguente: «La città era in subbuglio a causa dei fanatici, che avevano ucciso sei o sette persone, ma poi erano fuggiti. Il sindaco e la città intera avevano imbracciato le armi: erano 40mila».

Londra venne messa in sicurezza: lo stesso Pepys, che tornava dai festeggiamenti della Dodicesima Notte, venne «perquisito attentamente» in «più punti della città […] perché il timore dei fanatici era grande».

I Santi tornarono alla carica all’alba di mercoledì 9 gennaio. Venner ribadì la sua convinzione che «nessuna arma spianata contro di loro avrebbe potuto nuocere e nessun nemico sarebbe riuscito a torcere loro nemmeno un capello» (peraltro anche i soldati del governo credevano che i Santi avessero dalla loro qualche magia o usassero proiettili avvelenati, perché avevano notato che «chiunque fosse ferito da un loro colpo, anche solo leggermente, moriva»).

Venner, con in testa un morione d’acciaio e in pugno l’alabarda, guidò i rivoltosi al carcere di Comptor, in Wood Street, e pretese la liberazione dei prigionieri lì rinchiusi: i carcerieri che non avessero obbedito «erano già cadaveri».

Ma ormai le difese di Londra, che includevano 700 cavalieri della Life Guard e il reggimento di fanteria di Albemarle, erano pienamente mobilitate e il cerchio si stava già chiudendo sugli “Uomini della Quinta Monarchia”: quando un distaccamento di cavalleria li caricò, Venner rimase gravemente ferito e due suoi luogotenenti furono uccisi.

A quel punto i Santi si asserragliarono nel Blue Anchor, una taverna nei pressi delle mura cittadine, e si preparano alla resistenza finale.

I moschettieri si aprirono la strada su per le scale, sfondarono la barricata eretta sulla porta e abbatterono sei rivoltosi, mentre altri sparavano dall’alto attraverso buchi nel tetto.

Ventidue Santi morirono combattendo per strada e altri venti furono fatti prigionieri. Venner uccise tre soldati e ricevette diciannove ferite prima di essere preso a sua volta. Una donna venne catturata con indosso «un’armatura completa».

Pepys era allibito davanti alla constatazione che un gruppo così esiguo di disperati avesse potuto tenere in scacco l’intera Londra: «I fanatici che avevano creato tutto quello scompiglio, che avevano mandato in rotta truppe addestrate, messo in fuga la Life Guard del re e fatto irruzione due volte attraverso le porte della città, erano in totale trentuno».

I rivoltosi sopravvissuti vennero processati per alto tradimento il 17 gennaio nella corte di Old Bailey: Venner e un altro furono impiccati e squartati, tutti gli altri impiccati e poi decapitati.


Duri a morire

Sfortunatamente per Carlo II la causa della Quinta Monarchia non morì con Venner, anzi, i servizi segreti della Corona passarono buona parte del decennio seguente a sventare piani orditi dai Santi e dai loro alleati nonconformisti. Nel 1662 ci fu una cospirazione per rapire il re e suo fratello con un assalto al palazzo di Whitehall la notte di Ognissanti, occupare la Torre e invadere il castello di Windsor con l’aiuto di un sergente e di un artigliere che erano stati corrotti per quel preciso scopo; tre anni dopo, gli “Uomini della Quinta Monarchia” partorirono un altro piano per assassinare il re e dar fuoco a Londra.

Sul finire del regno di Carlo II l’arresto dei leader del movimento aveva ormai indebolito la minaccia dei Santi, la cui stessa ideologia era gravemente compromessa dal fatto che l’Apocalisse non era arrivata.

Nel 1685 molti “Uomini della Quinta Monarchia” combatterono dalla parte del duca di Monmouth nella sua sollevazione contro il nuovo re Giacomo II e VII: lo stesso figlio maggiore di Venner, un ufficiale dell’esercito destituito, divenne tenente colonnello in uno dei reparti del duca e rimase ferito in una scaramuccia a Bridport, nel Dorset, il 14 giugno.

Dopo la sconfitta definitiva di Monmouth a Sedgemoor, molti Santi vennero impiccati o deportati. Il figlio di Venner, tuttavia, se la cavò perché si trovava nei Paesi Bassi per acquistare munizioni.

L’ultima manifestazione popolare di fede in un’Apocalisse imminente ebbe luogo nell’improbabile sobborgo di Water Stratford, nel Buckinghamshire, dove tale reverendo John Mason, rettore della chiesa di St. Giles, aveva accusato Carlo II di essersi venduto alla Grande Bestia e annunciato che il Secondo Avvento di Cristo era vicino.

Nel 1964 il reverendo ebbe una visione di Gesù Cristo che gli annunciava che la “Nuova Gerusalemme” sarebbe stata la sua parrocchia. La rivelazione incendiò gli animi della comunità locale: folle intere si radunarono nel villaggio e molti si accamparono in tende in un campo al di là del fiume Ouse, che venne ribattezzato “Mount Pleasant”(Monte della Gioia).

Henry Maurice, rettore di Tyringham, trovò la casa di Mason piena di discepoli «che correvano su e giù» e intonavano preghiere «urlando al punto da arrivare a non avere più voce e ad annerirsi in volto». Il reverendo profetizzò che dopo la sua morte sarebbe risorto entro tre giorni e che il suo corpo sarebbe asceso al Cielo. Spirò il mese successivo e fu sepolto il 22 maggio 1694, ma i suoi seguaci rifiutarono di credere che non fosse risorto. Alcuni sostennero di averlo visto vivo dopo la morte e di aver parlato con lui. Alla fine il nuovo rettore della chiesa si vide costretto a riesumarne i resti come disgustosa prova che il reverendo Mason era davvero morto. Ma nemmeno questo bastò a persuadere i discepoli, che continuarono ad accamparsi sul “Terreno Sacro” finché non vennero definitivamente dispersi dall’esercito quindici anni dopo.


Di Robert Hutchinson (da: History, n.66)

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