I costi sanitari e sociali dell’economia della droga. La denuncia shock di Marco Birolini
La droga è ovunque: ormai fa parte del sistema occidentale da molti anni. E mentre il suo consumo aumenta in tutta l’Unione Europea (comprese le overdose), la politica fa finta di niente…
«Ritengo che il messaggio che emerge dalla nostra analisi delle tendenze in materia di droga per il 2022 possa essere sintetizzato come segue: ovunque, tutto, tutti». Nel presentare la relazione europea sulla droga del 2022, Alexis Goosdeel (direttore dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze) non usa mezzi termini per descrivere una situazione allarmante, in costante peggioramento. «Ovunque, tutto, tutti» è uno slogan che non lascia vie di scampo.
Nel dirsi preoccupato dagli sviluppi della produzione in Afghanistan e dallo “scenario ucraino“, «che può creare nuove sfide per i servizi europei per le droghe», Goosdeel sottolinea: «Possiamo osservare l’impatto dei problemi legati alla droga pressoché ovunque. All’interno dell’Unione Europea, i problemi legati alla droga complicano altre questioni importanti, quali l’esclusione abitativa, la gestione dei disturbi psichiatrici e la criminalità giovanile. Si stanno inoltre riscontrando livelli più elevati di violenza e corruzione causati dal mercato della droga in alcuni paesi».
Quanto al «tutto», invece, il direttore si riferisce al timore che qualsiasi cosa che «presenta un potenziale psicoattivo rischia ora di apparire sul mercato, spesso erroneamente etichettato, il che significa che chi consuma queste sostanze potrebbe non essere a conoscenza della natura di ciò che sta effettivamente assumendo». Il riferimento è all’adulterazione di prodotti a base di cannabis con cannabinoidi sintetici. Ma la preoccupazione riguarda anche l’incremento della produzione di metanfetamine in Europa e sull’impatto del Covid-19 sull’assunzione di sostanze controllate. «Si noti la costante necessità in molti paesi di potenziare i servizi di trattamento e riduzione dei danni per coloro che soffrono di problemi di droga», aggiunge Goosdeel, evidenziando che nessuno può ormai sentirsi al riparo dalla minaccia rappresentata dall’abuso generalizzato di stupefacenti e dei loro derivati: «Penso che dobbiamo riconoscere che oggi, direttamente o indirettamente, tutti sono in qualche modo influenzati dall’uso di droghe. Senz’altro lo si nota in coloro che sviluppano problemi e necessitano di cure o altri servizi. Le conseguenze indirette possono essere meno evidenti, ma sono ugualmente importanti. Fra queste figurano giovani vulnerabili reclutati per delinquere, una maggiore pressione sui bilanci sanitari e i costi per la società delle comunità che non si sentono sicure o in cui le istituzioni sono compromesse dalla corruzione e della criminalità».
L’Osservatorio stima che, nell’Unione Europea, circa 83,4 milioni di adulti (fra i 15 e i 64 anni), pari al 29% della popolazione, abbiano fatto uso di sostanze illecite, con un numero di maschi maggiore (50,4 milioni) rispetto alle femmine (33 milioni) ad averne segnalato il consumo. La cannabis resta la sostanza maggiormente consumata, con oltre 22 milioni di europei adulti che ne hanno segnalato l’utilizzo nell’ultimo anno.
Gli stimolanti sono la seconda categoria più comunemente segnalata. Si stima che, nell’ultimo anno, 3,5 milioni di adulti abbiano consumato cocaina, 2,6 milioni MDMA (ecstasy) e 2 milioni amfetamine, mentre circa 1 milione di europei ha consumato eroina o qualche altro oppiaceo illecito nell’ultimo anno. Un dato, quest’ultimo, solo in apparenza meno rilevante. Perché, come spiega il rapporto, «gli oppiacei continuano a rappresentare la maggior parte dei danni attribuiti al consumo di sostanze illecite, che è stata rilevata in circa tre quarti dei casi di overdose mortali segnalate nell’Unione Europa per il 2020».
Nemmeno la pandemia ha frenato il consumo di stupefacenti: finito il lockdown, il traffico è ripartito con più slancio di prima. Le ferite psicologiche lasciate dal virus hanno probabilmente finito per spingere verso il consumo anche chi prima ne restava lontano.
La cocaina, in particolare, continua a inondare il vecchio continente. Nel 2020, gli Stati dell’Unione Europea hanno sequestrato in totale 213 tonnellate, nuovo record assoluto, 13 delle quali in Italia. Ma i dati italiani, più aggiornati, registrano un’ulteriore impennata: più di 20 tonnellate, secondo la relazione presentata dalla Direzione Centrale dei Servizi Antidroga, che rileva: «L’incremento percentuale rispetto all’anno precedente, che già aveva segnato un considerevole aumento rispetto al 2019 (+64,25%) e al 2018 (+127,76%), è del 47,66%». Lieve aumento anche per i sequestri di eroina, saliti a 567 kg (+10% rispetto al 2020). Ma l’incremento dei sequestri è generale: dalle 59 tonnellate di sostanze stupefacenti intercettate nel 2020 in Italia, si è saliti alle 91 tonnellate del 2021, con un incremento percentuale del 54,04%.
Preoccupa anche l’aspetto sanitario, inevitabile ricaduta dell’abbondanza di offerta. In Europa, il 15% dei trattamenti di disintossicazione si riferisce proprio al consumo di cocaina, con un preoccupante aumento del crack, che viene fumato o iniettato soprattutto fra le fasce più emarginate. Nel 2020, secondo le stime, 7mila consumatori si sono sottoposti al trattamento della tossicodipendenza per problemi di crack in Europa, triplicando il numero segnalato nel 2016, il che suggerisce un aumento del consumo; Belgio, Irlanda, Spagna, Francia, Italia e Portogallo hanno segnalato tutti aumenti significativi.
La Germania, ad esempio, riferisce che attualmente «il crack è presente in città dove in precedenza era raramente consumato». Un boom dovuto al basso costo di una dose e all’elevata disponibilità di cocaina sul mercato: in dieci anni i sequestri di cocaina sono aumentati del 266%. Segno che i controlli funzionano meglio, ma anche che le spedizioni sono aumentate.
Secondo l’Osservatorio, nel 2020 risultavano in carica ai servizi sanitari italiani quasi 13mila consumatori di cocaina, tra cui quasi 6mila nuovi pazienti. Per quanto riguarda gli oppiacei, invece, il numero dei consumatori sfiori i 16mila (3611 i nuovi casi).
I morti per overdose in Italia sono stati 308. Nell’intera Unione Europea si sono contate 3904 vittime, con il triste primato alla Spagna (545).
La situazione, insomma, non è affatto sotto controllo. Specialmente per quanto riguarda l’Italia. «Quanto alle direttrici di importazione degli stupefacenti», spiega la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga, «prende sempre più consistenza l’ipotesi di una nuova rotta mediterranea, attraverso la quale la cocaina proveniente dal Sud America transita per gli scali nazionali (Gioia Tauro su tutti) diretta verso i porti dell’area balcanica (Mar Egeo e Mar Nero), sotto il controllo di agguerrite organizzazioni criminali albanesi e serbo-montenegrine». La Calabria, insomma, è più che mai un nodo strategico del narcotraffico. Esattamente come negli anni ’70 e ’80 lo era la Sicilia. Il tempo passa, ma l’Italia non cambia.
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