«Siamo di fronte ad un’azione dai mille volti, ma di un effetto unico: disgregare, degradare e sovvertire». Di Julius Evola
Scritto nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale dall’intellettuale Julius Evola, il presente articolo – apparso nel pamphlet “Gli ebrei hanno voluto la guerra” (Vallecchi, 1942) – mette a nudo l’azione intellettuale distruttrice dell’ebraismo a danno della civiltà europea durante il conflitto, mostrandone le dinamiche in maniera del tutto rivoluzionaria. Riproponiamo qui l’articolo – dopo quasi un secolo – a scopo di studio. Buona lettura!
L’offensiva che il giudaismo sta svolgendo da tempo contro la civiltà occidentale impiega due armi principali: una è l’oro e l’altra è l’intelligenza. A tal riguardo, I Protocolli dei Savi di Sion parlano chiaro e ciò può essere confermato da tutta una serie di testimonianze. Tuttavia, in una parte di voi può sorgere una certa perplessità. Voi forse avete già un sentore delle malefatte della finanza ebraica internazionale, ma, quanto all’azione distruttrice dell’intelligenza ebraica, potete pensare che, questa volta, noi abbiamo passato davvero il limite. Quanti ebrei non han portato alla scienza, al pensiero e alla letteratura occidentale dei contributi, che sembrano non avere nulla a che fare con la politica e con la razza?
Il fatto è che un certo concetto della civiltà, al quale voi siete stati abituati, è da rifare. Non credete forse che esiste una cultura e una civiltà universale, buona per tutti e a cui gli appartenenti di ogni razza possono dunque indifferentemente contribuire? Invece non è così. Ogni civiltà o cultura davvero sana affonda le radici nello spirito e nella razza di un dato gruppo di popoli, ed è valida solo per essi, non per altri. Tutto ciò che viene da gruppi umani diversi, anche se non ce ne accorgiamo subito, può costituire – per una tale civiltà – un pericolo. Ora esiste, con un suo volto preciso, una civiltà dell’Europa ariana e tradizionale. Rispetto a questa civiltà, sono poche le creazioni dell’intelligenza ebraica che non abbiano un carattere negativo e deleterio.
Cerchiamo di vedere nel modo più chiaro ed accessibile di che si tratta. In genere, non si deve pensare ad un’azione consapevole e concordata, quasi come se i vari Einstein, Lombroso, Freud, Bergson, Hirschfeld, Wassermann, Ludwig, Sinclair Lewis, Pitigrilli, Guido da Verona e tutti gli altri esponenti della cultura giudaica, si fossero passati la parola ed eseguissero la parte ad essi assegnata in una congiura da uno Stato Maggiore ad essi ben noto. Si tratta invece di disposizioni congenite dovute ad una razza e ad una tradizione secolare.
La razza è infatti una forza profonda e misteriosa che, quasi come un destino, spesso si afferma al di là della consapevolezza dei singoli. Ora, sia razzialmente, sia in fatto di ideali, esiste una grande opposizione fra l’uomo ariano – tradizionale europeo – e l’ebreo. Fin dalle origini, l’ebreo ci è apparso come un essere diviso in sé stesso. A differenza dell’ariano, egli fu sempre incapace di concepire e realizzare un’armonia fra spirito e corpo. Il corpo significò per lui la carne, cioè una crassa e peccaminosa materialità, da cui deve redimersi per raggiungere lo spirito che, per lui, sta in una sfera astratta, fuori dalla vita. Ma, nell’ebreo, questo impulso alla liberazione fallisce, e allora le prospettive si invertono: colui che era tormentato dal pungolo della redenzione si precipita disperatamente nella materia, si abbandona ad una brama illimitata per la materia, per la potenza materiale e per il piacere. Voi così vedete un uomo che si sente schiavo della carne e, per questo, vuol vedere intorno a sé solo degli schiavi come lui. Perciò egli gode dovunque scopra l’illusorietà dei valori superiori, dovunque le supreme aspirazioni dell’umanità si dimostrino fallaci, dovunque torbidi retroscena si palesino dietro alla facciata della spiritualità, della sacralità, della giustizia e dell’innocenza, dovunque insomma nasca l’impressione che la legge della terra, del sesso, della materia e dell’oro, sia essa solo reale e onnipotente. E quasi per giustificare di fronte a sé stesso il suo fallimento e la sua caduta, l’ebreo – a volte coscientemente, a volte inconsciamente – fa sì che la vita si presenti a tutti proprio sotto questo aspetto e ogni realtà superiore vacilli, ogni purità sia contaminata, ogni ideale resti deluso.
Se voi comprenderete questa situazione interna, avrete compreso anche il segreto del giudaismo come forza distruttiva della nostra civiltà. È qualcosa che risiede nelle profondità dell’anima di una razza. Quel che per noi significherebbe crisi profonda dello spirito, nell’ebreo è divenuto da tempo uno stato normale, senza che egli conservi più la consapevolezza che, forse, in origine, ha accompagnato manifestazioni di tale genere, manifestazioni che possiamo davvero definire di un vero e proprio odio e di una vera e propria vendetta contro lo spirito.
Ecco dunque ciò che voi ritrovate quasi senza eccezione in tutte le creazioni dell’ebraismo, nell’arte come nel diritto, nella scienza come nel teatro, nella criminologia, nella storia o nella psicologia. E, badate bene, il pericolo è tanto maggiore quanto più queste creazioni sono intelligenti e geniali. Basta che l’abbiate scoperta una volta, per ritrovare sempre la stessa tendenza. Vogliamo fare una rapidissima rassegna?
L’ebreo Albert Einstein: con il suo relativismo, ha dato a credere al profano che perfino la scienza confermi l’impossibilità di ogni saldo punto di riferimento, mentre d’altro lato è andato a dar l’ultimo colpo ad un ideale di conoscenza fisica concreta. L’ebreo Henry Bergson: la sua filosofia esalta la vita nella sua irrazionalità e nel suo divenire irrefrenabile, nella sua antitesi rispetto ad ogni ideale classico. Freud, Adler e gli altri psicanalisti ebrei: essi sono andati a scoprire il mondo torbido dell’incosciente e ad affermare che questo mondo – popolato, secondo loro, soltanto da istinti selvaggi, da atavismi e da tendenza al godimento – è sovrano rispetto ad ogni facoltà e ad ogni volontà della persona consapevole. L’ebreo Cesare Lombroso: aveva stabilito ripugnanti relazioni fra il genio e l’anormale, e voleva darci ad intendere che i delinquenti sono gli ultimi esemplari puri della razza, da cui noi tutti ci saremmo sviluppati. L’ebreo Max Nordau: si è specializzato nell’accusa contro le “menzogne convenzionali” che, secondo lui, costituirebbero l’essenza della nostra civiltà, così come una serie di romanzieri ebrei, partendo da Wassermann, si sono impegnati a mettere tendenziosamente in rilievo le ingiustizie e le inadeguatezze della vita moderna rispetto ai suoi presunti ideali. L’ebreo Karl Marx, padre del socialismo: con il suo materialismo storico, vuol mostrare che l’unica forza creatrice della Storia è la bruta economia, cioè la legge del denaro, dei salari, dei profitti e via dicendo, mentre il resto, secondo lui, sarebbe “super-struttura”, cioè – più o meno – fumo. Magnus Hirschfeld, Fuchs e gli altri specialisti ebrei della questione sessuale: costoro hanno fatto della vita sessuale una specie di ossessione, e – per mezzo di pubblicazioni pseudoscientifiche – hanno attirato morbosamente l’attenzione del pubblico sulle forme più degeneri e anormali della sessualità, mentre da un lato sono andati a giustificare sistematicamente perfino l’aborto e la pederastia. L’ebreo Julien Benda: ha esaltato l’intellettualità pura per affermare il carattere brutale, violento e ingiusto di ogni reggimento politico. Gli ebrei Guido da Verona e Pitigrilli, al secolo Verona e Segré: sono gli esponenti italiani di una letteratura ebraica internazionale sensualizzata, amoralistica e demoralizzante, che nel primo assume perfino maschere di raffinatezza estetica e di mondanità cosmopolita. Gli ebrei Durckheim e Levi-Brühl: essi si sono impegnati a scoprire la mentalità dei popoli selvaggi, a considerarla come cosa originale, non suscettibile ad essere giudicata con la nostra mentalità logica. E, come controparte, ecco che avete una fitta schiera di ebrei come creatori e difensori di certe degenerazioni dell’arte modernissima, specie in pittura, dove vedete esaltato, di nuovo, tutto ciò che è primitivistico, deformato, legato alle pure sensazioni, anticlassico. E, con questi esempi, si potrebbe continuare per un bel po’.
Voi, dunque, vi trovate di fronte ad un’azione dai mille volti, ma di un effetto unico: disgregare, degradare e sovvertire i nostri valori spirituali. È una inconscia gioia nell’avvilire, nello sporcare, nel sensualizzare, nell’aprir le porte alla parte più torbida dell’anima umana, affinché essa si scateni e si soddisfi. Questa è l’intelligenza ebraica come arma per la negazione della nostra civiltà ariana e tradizionale.
Più che di una vera e propria congiura, si tratta – dunque – di un’istinto, di un modo di essere. L’effetto complessivo è uno per affinità d’istinto e d’ispirazione, ed esso va incontro all’opera – cosciente questa – che l’ebraismo, con altri mezzi, persegue su altri piani. Invece, nel settore speciale dell’intelligenza ebraica, si potrebbe perfino non parlare di una responsabilità vera e propria: non si può far certo responsabile un acido se corrode, o un microbo se infetta. L’acido non sarebbe più quell’acido, né il microbo sarebbe quel microbo, se producessero effetti diversi. L’ebreo non può far altrimenti per via di un suo modo di essere, determinato da cause ataviche e razziali. A noi spetta rendercene conto, ricordare le ormai ignorate parole di Dante: «Uomini siate, e non pecore matte, sì che il giudeo tra voi di voi non rida», e comportarci in modo conforme, senza abbandonarci a manifestazioni di odio, ma adottando il freddo punto di vista di una profilassi. Una volta constatato che una certa sostanza è nociva per natura, si prendono tutte le misure tecniche per metterla in condizione di non nuocere più o, almeno, per limitarne l’azione nociva.
Ora, per quanto ci si compenetrerà dello spirito e degli ideali della civiltà ariana, tradizionale e fascista, tanto più facilmente si scopriranno gli innumerevoli aspetti dell’insidia dell’intelligenza ebraica, del cosiddetto “genio di Israele”, e ci si persuaderà della necessità della lotta anti-ebraica anche sul piano dello spirito.
Di Julius Evola
“Lo sterminio della razza bianca è necessario per risolvere i problemi sociali di tutto il mondo!”, lo afferma l’ebreo Noel Ignatiev – La chiave per risolvere tutti i problemi sociali del loro mondo è: “Eliminare la Razza Bianca”! Questo, lo afferma Noel Ignatiev, ebreo “progressista” appartenente alla Cabala satanica sionista mondiale ebraica la quale lavora a questo progetto già da moltissimo tempo.
Quando Evola faceva le sue considerazioni non blaterava. Il 99% delle cose che dicono i rabbini e i potenti ebrei di tutto il Mondo, che sono detentori del “monopolio umano” si avverano, perché la loro Agenda dice così.
Come sempre Ardire non delude mai. Potente, stabile, voglioso di penetrare attraverso un tessuto di omertà che cerca di annebbiare anche la vista dei più Risvegliati.
Scelta necessaria di queste considerazioni evoliane. Da insegnare nelle scuole.
DISTINTI SALUTI.
Articolo raro e peculiare, che spiega un’ottica ai molti nascosta, purtroppo.
Evola saggio e maestro, nelle sue riflessioni.
Mille Grazie per riproporre scritti così rari ed importanti.