Thiago Motta: retroscena di un «bugiardo qualunque». Tutta la verità dietro al trasferimento di Motta alla Juventus

Un’inchiesta amara e sconvolgente, che svela i rapporti occulti fra Thiago Motta e la dirigenza bianconera, fra incontri segreti, telefonate ambigue e ipocrisie senza scrupoli…

Malgrado lo storico accesso del Bologna alla Champions League ottenuto con due giornate d’anticipo, molti tifosi rossoblù si sono dichiarati profondamente delusi, ma soprattutto offesi, dal comportamento dell’allenatore Thiago Motta, che, dopo due anni al Bologna, ha deciso di trasferirsi, in cambio di un contratto triennale da 4,5 milioni di euro, alla famigerata Juventus. La delusione degli ultrà felsinei, tuttavia, non è stata provocata dal trasferimento in sé, il quale fa parte del gioco del calcio, ma dallo stesso comportamento di Mr. Motta, che – come vedremo – intratteneva rapporti occulti con la dirigenza della Juventus già da mesi, mantenendo al contempo un atteggiamento di totale riserbo e facendo credere ai tifosi – e soprattutto alla dirigenza bolognese – di non aver ancora, a metà maggio 2024, «deciso né firmato per nessuno», in quanto – stando agli accordi – avrebbe dovuto prima “chiacchierare” con Joey Saputo, presidente del Bologna, per giungere ad una decisione condivisa «presa assieme». In realtà, però, la decisione l’aveva presa almeno tre/quattro mesi prima, nel febbraio 2024, insieme al suo procuratore Alessandro Canovi e al dirigente sportivo della Juventus Cristiano Giuntoli.

Secondo alcune informazioni apprese per via indiretta dal giornalista bolognese Ivan Zazzaroni, infatti, il club bianconero aveva ormai «indicato [Motta] da quasi un anno quale successore di Allegri», anche se soltanto nel febbraio 2024 – spiega il giornalista Christopher Weiss – «Giuntoli avrebbe [segretamente] preso contatto con l’entourage di Thiago Motta», al fine di farlo diventare il futuro allenatore della Juventus, sostituendo Massimiliano Allegri. Zazzaroni, tuttavia, non parla soltanto di «telefonate che possono aver portato [Motta] ad una scelta definitiva», ma anche di veri e propri «incontri» fra Canovi e Giuntoli, avvenuti fin dal mese di febbraio «dalle parti di Fiorano e Formigine», nella zona del modenese, il tutto ad insaputa del club felsineo. Lo stesso Zazzaroni, però, forse in buona fede, definì tali informazioni «interpretazioni fantasiose», dichiarando: «Voglio credere alla lealtà di Motta». Ma si sbagliava, poiché Mr. Motta – ancora prima della 23ª giornata di campionato – aveva già deciso, alle spalle della dirigenza bolognese, che, a partire dalla stagione 2024/2025, sarebbe stato il nuovo allenatore della Juventus.

«L’apprezzamento di Giuntoli per Thiago Motta è concreto e qualcosa sulla panchina dei bianconeri si muove», dovette ammettere il 9 febbraio il giornalista Gianluca Longari, dopo che alcuni giornali avevano pubblicato articoli dai contenuti “controversi”. Il 1° febbraio, ad esempio, la nota rivista juventina SpazioJ.it scrisse: «La Juve del futuro: Thiago Motta in panchina», mentre Controcalcio.com – nemmeno una settimana dopo – riportava esplicitamente: «NASCE LA JUVE DI THIAGO MOTTA L’arrivo di Thiago Motta alla Juventus sta diventando un argomento virale», in quanto «il nuovo tecnico rivoluzionerebbe la squadra titolare». Si, proprio così. Ed era appena iniziato il girone di ritorno del campionato…

Le bugie

Mr. Motta e Canovi fecero di tutto per mantenere segreto il nuovo «ingaggio», etichettando come “sciocchezza” ogni informazione scomoda trapelata dai giornali e, allo stesso tempo, alimentando nel club e nei tifosi rossoblù la speranza – seppur marginale – di una sua permanenza a Bologna. A conferma di ciò, Canovi mentì spudoratamente quando, il 3 aprile, ai microfoni di Maracanà di TMW Radio, disse: «Io difendo gli interessi di Motta; escono fuori tante cose, ma si sta parlando del nulla. Non ci sono accordi o dialoghi. In questo momento l’unica realtà è che Motta ha un contratto in scadenza col Bologna. Rimarrà al Bologna? Non posso dirlo, perché non ho trattative con nessuno. Non si può parlare di cose che non sono in essere».

Come ha rivelato il giornalista Giorgio Musso, invece, l’ingaggio di Motta – lo ripetiamo ad alta voce – «parte da lontano, […] con i primi contatti a inizio anno», dopo circa quattro partite dall’inizio del girone di ritorno del campionato. Pertanto, le affermazioni di Canovi non possono che risultare inconsistenti, se non ridicole. A tal riguardo, il giornalista bolognese Federico Trubiano ha dichiarato: «Che i procuratori siano maestri nell’arte di depistare le tracce è un fatto acclarato. E Alessandro Canovi, agente di Thiago Motta, non fa eccezione».

Lo stesso ex allenatore del Bologna ha seguito l’esempio del suo procuratore, mantenendo segreto, fino al 23 maggio, il suo ingaggio con la Juventus. Solo una settimana prima, riporta la Gazzetta, aveva falsamente dichiarato: «Non ho deciso nulla, non ho firmato niente con nessuno: la settimana prossima vedrò Saputo e quando chiacchiereremo arriveremo a una decisione insieme. La decisione arriverà e la comunicheremo. Ho massimo rispetto per il club, il presidente, i giocatori e i tifosi. Sarà una decisione che verrà presa assieme e presto saprete».

Chiamata a Vlahović

Altro fatto ambiguo (purtroppo ignorato da molti giornalisti sportivi), che ha rivelato la totale mancanza di rispetto e di moralità di Mr. Motta verso il club e il tifo rossoblù, è stato quando, il 14 maggio, tre giorni dopo la partita in trasferta contro il Napoli (vinta dai felsinei per 2 a 0), l’allenatore del Bologna prese contatto con l’attaccante serbo della Juventus Dušan Vlahović, arrivato a Torino nel 2022.

Non è molto chiaro cosa si siano detti. Secondo Juventibus.com, il giocatore bianconero avrebbe soltanto «parlato all’allenatore della sua voglia di esplodere e di fare molto bene con la maglia della società piemontese». Calciomercato.it, invece, ha spiegato che Mr. Motta «ha una grande considerazione di Dušan Vlahović ed è convinto di poter contribuire nel definitivo salto di qualità da parte dell’attaccante serbo».


Agevolare la Juve

Ma c’è di più. Pare infatti che, durante le ultime due giornate di campionato, Mr. Motta abbia voluto agevolare – a danno del Bologna – la sua futura squadra, al fine di permettergli di raggiungere il terzo posto, dopo Milan e Inter, in cambio di un “bonus extra” da parte della società bianconera. Un’affermazione pesante, non supportata da prove concrete, ma che però è riuscita a prendere piede in diversi settori del tifo rossoblù, soprattutto nelle ultime due settimane di maggio.

A tal proposito, abbiamo interpellato un giovane tifoso bolognese, membro della famigerata Curva “Andrea Costa”, che – in maniera anonima – ha deciso, senza alcuna censura, di dire la sua. «Non parlo a nome della Curva, ma personalmente sono molto indignato», ha dichiarato. «Thiago Motta poteva passare alla Storia, ma purtroppo ha scelto di essere un bugiardo qualunque: un allenatore come tanti. Il suo comportamento non è scusabile. È dall’inizio dell’anno che fa tresca con Giuntoli e con la marmaglia infame di Torino… Sapeva da un bel pezzo che se ne doveva andare, ma ha preferito tenere la bocca chiusa, prendendoci in giro tutti quanti: dalla società, ai giocatori, fino ai tifosi, che hanno dato il cuore e l’anima per trentotto giornate intere, in casa e in trasferta. Ma c’è una vicenda, che mi è stata riferita da un amico in contatto con il gruppo di Casteldebole, che ha dell’incredibile… Durante la penultima giornata di campionato, il Bologna – in casa – ha giocato con la Juventus; alla fine del primo tempo, vincevamo 3 a 0, quando – mi è stato detto – “è arrivata una strana chiamata a Motta da parte della dirigenza bianconera, che in pratica gli chiedeva – in cambio di un bonus extra – di abbassare la guardia della squadra per permettere alla Juventus di recuperare il risultato e raggiungere il terzo posto“. Di conseguenza, nel secondo tempo, Motta ha effettuato una “girandola di folli cambi” che, in pochissimi minuti, hanno permesso alla Juventus di “recuperare e raggiungere il 3 a 3“».

«Lo stesso è avvenuto contro il Genoa, durante l’ultima giornata di campionato», ha proseguito il tifoso felsineo. «Per evitare domande scomode da parte dei giornalisti, Motta non ha nemmeno svolto la conferenza pre-partita (“un’idea suggeritagli da Giuntoli“, mi è stato detto in seguito). Ma il peggio è avvenuto durante il match; Motta avrebbe infatti messo in campo una squadra del tutto disorganizzata “appositamente per perdere la partita e far raggiungere alla Juventus il terzo posto“. Calafiori, ad esempio, è stato tenuto in panchina. Perché?! Secondo quanto mi è stato riferito, Motta vorrebbe portarlo alla Juventus e, pertanto, “non voleva fargli correre il rischio di infortunarsi proprio durante l’ultima partita di campionato“. Questo è stato il nostro allenatore… Come lo possiamo chiamare? Un doppiogiochista o un carrierista senza scrupoli?!».

Conclusione

Come si poteva immaginare – rammenta il giornalista Patrick Iannarelli – il colloquio finale fra Motta e Saputo è «finito tutt’altro che rose e fiori». Il presidente del Bologna – spiega Tuttojuve.com – avrebbe infatti «fino all’ultimo provato a rilanciare per convincere Motta a restare», ma tutto è stato vano, poiché il futuro di Mr. Motta era già deciso da mesi.

A Bologna, tuttavia, malgrado l’accesso alla massima competizione europea, regna «una grande amarezza per come si è conclusa la vicenda». L’ipocrisia di Mr. Motta ha deluso e indignato tutti (dagli ultrà allo stesso club felsineo), rovinando il finale di una stagione meravigliosa e superba. E quando un giornalista, a Genova, durante l’ultima conferenza post-partita di Mr. Motta, ha fatto notare all’allenatore bolognese che «la gente [di Bologna] è rimasta spiazzata e c’è rimasta un po’ male» a causa del suo comportamento, Mr. Motta ha avuto l’impertinenza di rispondere: «No, la gente [di Bologna] mi vuole bene ed io voglio bene a loro».

Tale risposta non può che far sorgere un sorriso ironico, riportando al comico cabarettista bolognese Andrea Mingardi, che, poco dopo l’incontro fra Mr. Motta e Saputo, ha dichiarato: «Caro Thiago, ciao, grazie e vaffanculo!».


Di Arrigo Gradi

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