I temibili della Panzer. La storia poco conosciuta dei soldati della leggendaria 1ª Divisione Panzer
La 1ª Divisione Panzer può essere considerata il simbolo di tutte le divisioni corazzate tedesche. In dieci anni d’attività combatté su quasi tutti i fronti e contro gran parte degli eserciti avversari, spesso in condizioni di inferiorità numerica. Ciononostante fu protagonista di alcuni tra i successi più clamorosi dell’esercito tedesco durante la Seconda guerra mondiale
La 1ª Divisione Panzer fu costituita il 15 ottobre 1935 a Weimar a partire da elementi della Terza Divisione Cavalleria del Reichseer. All’inizio era formata da una Brigata di fanteria motorizzata (Scützen-Brigade 1), composta da un battaglione di motociclisti e da un reggimento di fanteria motorizzata, e da una Brigata di carri (Panzer-Brigate 1), di stanza a Erfut, composta da due Reggimenti corazzati (Panzer-Regimenter 1 e 2). La divisione comprendeva anche un Reggimento d’artiglieria motorizzato (Artillerie-Regiment 33), un Battaglione esplorante (Aufklärungs-Abteilung 37) e un Battaglione anticarro (Panzerjäger-Abteilung 37).
Diversi furono gli alti ufficiali che comandarono la 1ª Divisione nel corso degli anni. Il primo fu il Generale di Corpo d’Armata Maximilian von Weichs, che la guidò fino al settembre 1937. Gli succedettero il Generale di Divisione Rudolf Schmid, fino al novembre 1939, poi i Generali di Brigata Friedrich Kirchner, fino al luglio 1941, e Walter Krüger, sostituito nel dicembre 1943 da Richard Koll durante i difficili mesi di gennaio e febbraio 1944. Fu quindi la volta dei Colonnelli Werner Marcks, fino al settembre 1944, ed Eberhard Thunert, in carica fino al maggio 1945.
Nel settembre 1939, la potente macchina da guerra della Germania del Terzo Reich aveva dotato la 1ª Divisione dei seguenti mezzi corazzati: 93 Panzer I, 122 Panzer II, 26 Panzer III, 56 Panzer IV e 12 Carri comando (Panzer–Befelswagen). Nel 1942, per colmare le perdite subite fino a quel momento, la divisione ricevette alcuni Panzer 38 (t) fabbricati in Cecoslovacchia per la Germania. Nel 1943, venne infine riorganizzata su un solo Reggimento carri (Panzer-Regiment 1), equipaggiato con 95 Panzer IV, 76 Panzer V Panther, 7 Carri lanciafiamme (Flammpanzer), 8 Carri comando e 3 Carri sperimentali, ossia un VK 18.01 e due VK16.01. Questi ultimi erano prototipi che, verso la fine del conflitto e in mancanza di altri mezzi a disposizione, furono impiegati come veicoli da ricognizione.
Temprati dalla guerra
Il battesimo operativo della 1ª Divisione Panzer avvenne fra marzo e ottobre 1938, con la partecipazione all’annessione dell’Austria e dei Sudeti al Terzo Reich. Il battesimo del fuoco ebbe invece luogo in Polonia, nel settembre 1939, in seno alla Decima Armata del Gruppo Armate Sud (Heeresgruppe Süd) durante l’operazione “Fall Weiss”. Il primo di settembre la divisione si trovava ancora sulla frontiera polacca, ma l’8 aveva già raggiunto la Vistola a sud di Varsavia: in poco più di una settimana aveva percorso oltre 200 chilometri, e fu la prima divisione tedesca ad attraversare il fiume. Dopo la completa disfatta dell’esercito polacco, la divisione fu trasferita a Dortmund, dove iniziò i preparativi per la Campagna di Francia.
Nei mesi di maggio e giugno 1940, la divisione partecipò alla Campagna di Francia, dapprima in seno al XIX Corpo d’Armata motorizzato del Gruppo von Kleist, insieme al quale si aprì la strada attraverso il Lussemburgo e il Belgio meridionale (operazione “Fall Gelb”). Malgrado l’opposizione francese, in una ventina di ore la divisione raggiunse la zona di Sedan, dove i combattimenti per superare la Mosa furono particolarmente duri: con l’appoggio dell’artiglieria e l’impiego di ben mille aerei tedeschi, la fanteria attraversò il fiume su battelli di gomma, seguita dai carri solo quando fu assicurata una testa di ponte sufficiente per manovrare. Il 18 maggio la divisione assicurò una testa di ponte sulla Somme, a Péronne, e il 20 un’altra ad Amiens. La posizione venne occupata dal 1º Battaglione motociclisti (Kraschützen-Abteilung 1), mentre il 2º Reggimento Panzer procedeva verso nord-ovest. La divisione si diresse allora verso Dunkerque, nell’intento di tagliare la ritirata alle forze alleate avanzate all’interno del territorio belga, e la raggiunse il 24 maggio, contribuendo a separare il contingente britannico dal grosso delle truppe francesi: mentre si apprestava a impedirne il reimbarco, per l’Inghilterra giunse, inspiegabile, l’ordine di arrestare le operazioni.
Il 6 giugno 1940 la divisione si rimise in moto per la seconda fase dell’invasione della Francia, l’operazione “Fall Rot”: a partire dall’8 giugno fu sottoposta al XXXIX Corpo d’Armata motorizzato del Gruppo Guderian, con il quale avanzò verso la Marna e l’altopiano di Langres, dove incontrò una forte resistenza, per raggiungere Belfort, vicino alla frontiera svizzera, il 23 giugno 1940, al termine delle ostilità. In breve tempo, gli uomini della 1ª Divisione Panzer avevano ottenuto molto più di quanto avessero mai osato sperare, ma una volta completata l’invasione del territorio francese avevano perso 495 uomini e contavano molti feriti.
In seguito a questa campagna, per le nuove disposizioni sull’organico, il 20 ottobre 1940 la divisione fu privata del Reggimento Panzer II e il 6 dicembre venne rinforzata con un Reggimento di fanteria motorizzato (Scützen–Regiment 113), che sarebbe divenuto, nel luglio 1941, un Reggimento di fanteria meccanizzata (Panzergrenadier–Regiment 113). Nella primavera del 1941, la 1ª Divisione Panzer venne inviata in Prussia Orientale per partecipare all’invasione dell’Unione Sovietica (operazione “Barbarossa”) in seno al IV Gruppo corazzato (Panzergruppe 4) del Groppo Armate del Nord.
All’inizio della campagna dovette affrontare il III Corpo meccanizzato dell’Armata Rossa, subendo perdite importanti e riuscendo a venire a capo dei carri armati sovietici solo grazie al supporto diretto dell’artiglieria. Sempre con il IV Gruppo corazzato, la divisione si spinse verso Leningrado, ma venne fatta fermare a 12 chilometri dalla città, quando ormai disponeva di soli 46 carri operativi. Infatti, nella seconda metà di settembre, ricevette l’ordine di raggiungere il Gruppo Armate del Centro, al fine di prendere parte all’operazione “Taifun“, la conquista di Mosca, che iniziò il 2 ottobre 1941 e venne arrestata dalla controffensiva sovietica e dal clima polare dell’inverno 1941-42.
Nel corso del 1942 la divisione partecipò a numerose battaglie difensive soprattutto nel settore di Rshev, poi – indebolita da un anno e mezzo di combattimenti senza sosta – nel gennaio 1943 venne ritirata dal fronte e inviata in Francia per essere riorganizzata.
L’inizio della fine
Dopo nove mesi di riorganizzazione e un primo addestramento in Francia, nell’aprile 1943 la divisione fu trasferita in Grecia per completare l’addestramento, presidiare la regione di Atene e assicurarne la protezione della costa. Tornata operativa nel novembre 1943, fu inviata sul fronte orientale a combattere in Ucraina, dapprima con il XXXXVIII Corpo corazzato e poi, durante la controffensiva su Kiev del dicembre 1943, con il XXXXVII.
Nel febbraio 1944, fu impiegata nelle operazioni per liberare dall’accerchiamento l’XI e il XXXXII Corpo d’Armata a Korsun-Cherkassy. Nonostante il fallimento del contrattacco, la divisione contribuì a facilitare il passaggio attraverso le linee sovietiche dei resti delle forze intrappolate nella sacca, proteggendo il corridoio aperto dal III Corpo corazzato. Il mese successivo rimase a sua volta isolata all’interno della gigantesca Sacca di Hube (Hube Kessel) e si fece strada verso ovest combattendo per quasi 200 chilometri attraverso le linee sovietiche a nord del fiume Dnjestr, prima di tornare in contatto con truppe amiche. Durante la grande offensiva sovietica del luglio 1944, contrattaccò nel settore di Oleyor, in Polonia meridionale, trattenendo per qualche tempo l’Armata Rossa. finché non fu costretta a ritirarsi verso sud per non rimanere isolata. Raggiunse allora il III Corpo corazzato in Ungheria orientale, distinguendosi in ottobre nel corso del contrattacco a nord-est di Debrecen.
Ancora in Ungheria, nel dicembre 1944 subì gravi perdite a est del lago Balaton. Ma, nonostante ciò, nel gennaio 1945 prese parte allo sfortunato tentativo di liberare Budapest dall’accerchiamento delle forze sovietiche nel corso dell’operazione “Konrad”. I resti della divisione continuarono ad arretrare attraverso l’Ungheria centrale, fino a raggiungere l’Austria, non senza ingaggiare un ultimo contrattacco di loro iniziativa.
Nell’aprile 1945, la divisione si attestò su posizioni difensive, nella regione di Hartberg (nella Stiria austriaca), dove combatté con accanimento e coraggio contro l’Armata Rossa, nel tentativo di ostacolarne un’ulteriore avanzata verso ovest.
Al momento della capitolazione, l’8 maggio 1945, arretrò improvvisamente di parecchi chilometri verso ovest per consegnarsi all’esercito americano a Windischgarten. In quel momento, i suoi resti erano sotto il comando del Colonnello Eberhard Thunert, che la sciolse ufficialmente il 13 maggio 1945. I soldati consegnatisi alle truppe americane vennero rilasciati entro la fine del luglio 1945, mentre quelli catturati dai sovietici rimasero nei campi di prigionia fino all’inizio degli anni Cinquanta: l’ultimo soldato della divisione lasciò l’Unione Sovietica per tornare a casa nell’autunno del 1955, dieci anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Un monumento alla memoria dei soldati della 1ª Divisione Panzer caduti in combattimento venne eretto nel 1965 a Bad Hersfeld, in Germania.
Di Oskar Werwolf