Le super armi di Putin e il “controllo delle folle”. L’esempio del Kazakistan

Testimonianze esclusive hanno rivelato la presenza di armi a radiazioni elettromagnetiche e di “controllo mentale” durante i disordini di gennaio in Kazakistan. È l’inizio di un nuovo modello di “controllo delle folle”?
In seguito alle massicce rivolte popolari avvenute dal 2 all’11 gennaio in Kazakistan, le quali – considerate un vero e proprio «tentativo di golpe» orchestrato da «forze esterne» – hanno portato alla morte oltre duecento persone, ci ha contattato l’ex militare ISAF, Marco B. (già protagonista di una lunga intervista sull’ascesa dei talebani, pubblicata a settembre 2021), al fine di fare chiarezza su alcune dinamiche rimaste nascoste concernenti proprio la repressione del suddetto “golpe”.
Stando alle parole dell’ex militare, che sarebbe in contatto con alcuni «dissidenti kazaki che hanno partecipato agli scontri» e che, per ragioni di sicurezza, desiderano «rimanere anonimi», i soldati russi che sono intervenuti su richiesta del governo kazako avrebbero fatto uso di «nuove armi a radiazioni elettromagnetiche» e di altri «misteriosi dispositivi non letali» per «fermare alcuni manifestanti particolarmente riottosi e violenti».
«Mi è stato rivelato, da tre dissidenti presenti ad Almaty durante le rivolte di gennaio, che l’ingresso dei russi in Kazakistan ha coinciso con l’arrivo di strane apparecchiature mai viste prima», ha dichiarato l’ex militare. «Si tratta probabilmente di armi a microonde e di armi a onde millimetriche, analoghe all’Active Denial System (ADS) utilizzato dagli Stati Uniti fin dal 2010. I dissidenti con cui ho avuto modo di parlare, tutti e tre originari di Almaty e delle zone limitrofe, hanno infatti affermato che, durante la giornata del 6 gennaio, almeno tre veicoli blindati russi su cui vi erano installati “apparecchi simili a grossi freezer neri“, sono stati coinvolti in alcuni presunti episodi di violenza legati al “controllo della folla” nel centro di Almaty; episodi che non sono stati riportati né dai giornali locali, né dai media stranieri, ma che sono ancora oggi impressi nella mente di molti».
Le «strane apparecchiature» di cui hanno parlato i dissidenti di Almaty – ha spiegato Marco B. – hanno provocato, almeno in «una ventina di manifestanti», un intenso «surriscaldamento del corpo», definito «quasi paralizzante», che – spiega l’ex militare – è «l’effetto tipico delle armi a radiazioni elettromagnetiche». In altri casi, invece, alcuni dissidenti son stati testimoni di «eventi apparentemente inspiegabili». Un manifestante, infatti, avrebbe raccontato di aver visto, dopo l’arrivo di un «particolare autocarro blindato» trasportante «uno strano marchingegno simile ad un gigantesco cubo di Rubik con sopra una grossa antenna», alcuni rivoltosi andare in «trance», quasi «come se fossero ipnotizzati», in uno stato di «evidente confusione mentale».
Alcuni di loro – ha spiegato Marco B. – si sono «immobilizzati all’istante», quasi come se un «raggio invisibile» avesse raggiunto «i loro corpi» e, soprattutto, «le loro menti», annullando ogni pensiero e movimento. «Mi è stato riferito di manifestanti che, a distanza di almeno trenta o quaranta metri dallo strano apparecchio a forma di cubo, si sono arrestati all’improvviso, rimanendo poi imbambolati con lo sguardo perso nel vuoto, come se qualcosa avesse messo in stand-by il loro corpo e la loro mente», ha dichiarato l’ex militare. «Alcune persone si sono accasciate a terra, mentre altre, barcollando, fissavano come ipnotizzate lo strano cubo sull’autocarro. Dai racconti che mi sono stati fatti, è come se un branco di lupi affamati e assetati di sangue si fosse trasformato in un gregge di pecore moribonde, senza più alcun impulso».
Ma c’è di più. Marco B. ha infatti parlato di altri «episodi molto inquietanti, all’apparenza incomprensibili». Secondo quanto riferitogli da un dissidente, «un gruppuscolo di quattro manifestanti particolarmente riottosi» – dopo l’arrivo del “cubo” – sarebbero entrati in uno «stato profondo di trance», che li avrebbe addirittura portati a compiere «gesti autolesionistici».
«Uno di loro, il più giovane, ha cominciato a sbattere violentemente la testa contro il muro di un edificio», ha dichiarato Marco B., riportando il drammatico racconto di un dissidente. «Altri due, dopo alcuni secondi passati a guardarsi attorno completamente spaesati e attoniti, hanno raggiunto il loro compagno, che ormai era a terra esamine con la fronte insanguinata, ed anche loro hanno cominciato a sbattere il capo contro l’edificio, fino a perdere conoscenza. Dai racconti che mi sono stati fatti, è come se qualche forza oscura si fosse impossessata dei loro corpi, privandoli della ragione. Solo il quarto membro del gruppo, un uomo sui cinquant’anni apparentemente lucido, pareva essere cosciente di quello che stava succedendo. Intimorito, cercò di fuggire, ma si fermò dopo qualche metro, nel trambusto degli scontri fra i manifestanti e le forze dell’ordine. Due giovani testimoni, coi quali ho avuto modo di parlare e approfondire l’accaduto, hanno visto l’individuo infilarsi una mano nella tasca interna della giacca ed estrarre un revolver. Il suo viso era “estremamente pallido e confuso”, mi è stato rivelato. Lentamente si è portato la pistola alla testa e, digrignando i denti, ha premuto il grilletto».
«”È stata un’esperienza davvero terribile“, mi ha confessato un dissidente. E tutto ciò potrebbero apparire bizzarro, se non si conoscesse il grande interesse di Vladimir Putin per le armi elettromagnetiche», ha concluso l’ex militare. «Il problema è che le descrizioni degli strani veicoli fatte dai manifestanti non corrispondono alla struttura degli attuali mezzi in dotazione all’esercito russo per la guerra elettronica, come il Mosca-1, il Krasuka-2, il Krasuka-4 o il più recente Divnomorye-U. Dunque, i “grossi freezer neri” e il “cubo” di cui hanno parlato i manifestanti rappresentano probabilmente nuove e specialissime armi elettromagnetiche, le cui origini sono top-secret».

Tali armi, sviluppate anche dagli Stati Uniti d’America, sono state definite dal presidente Vladimir Putin «strumenti del tutto innovativi per raggiungere obiettivi politici e strategici prefissati». Già nel 2012, infatti, dal quotidiano Herald Sun trapelarono alcune informazioni riguardanti una “super arma” di fabbricazione russa, pronta per essere utilizzata «entro la fine del decennio», ossia ai nostri giorni. Scriveva il quotidiano:
«Vladimir Putin ha confermato che la Russia sta testando l’energia di un’arma che utilizza le radiazioni elettromagnetiche in grado di causare un dolore estremo e permettere il totale controllo mentale delle persone, trasformando le vittime in perfetti zombie. […] I dettagli precisi non sono stati rivelati, ma una ricerca precedente ha mostrato che le onde a bassa frequenza possono influenzare le cellule cerebrali, alterare gli stati psicologici e rendere possibile trasmettere suggerimenti e comandi direttamente al pensiero. [Queste tipologie di armi] potrebbero essere utilizzate contro i nemici della Russia, ma anche contro i suoi stessi dissidenti, entro la fine del decennio».
Tuttavia, sorge spontanea una domanda: il “cubo” visto ad Almaty durante le proteste popolari di gennaio corrisponde alla “super arma” in fase di sviluppo nel 2012, citata dal quotidiano Herald Sun? I dubbi persistono.
Quello che sappiamo per certo è che, «nel campo della tecnologia militare di guerra elettronica, la Russia ha caratteristiche uniche». Rogert McDermott, esperto di questioni russe e analista della Jamestown Foundation di Washington, ha infatti espresso profonda preoccupazione verso la «potenziale minaccia» rappresentata dalle armi elettromagnetiche di Putin. Secondo McDermott, «le forze armate russe hanno notevolmente migliorato le loro capacità nella guerra elettronica», e ciò ha comportato «la formazione di strutture specializzate nella guerra elettronica anche a livello di brigata». Pertanto, tali «progressi», frutto di «importanti riforme» e «continui investimenti statali» durati «oltre un decennio» , hanno confermato «il continuo interesse di alto livello tra i vertici militari [russi] per estendere e far avanzare le capacità già esistenti» della Russia nella guerra elettronica.
Come ha ricordato l’Herold Sun, anche gli scienziati americani – fin dagli anni ’50 – sono stati coinvolti in programmi concernenti la fabbricazione di armi elettromagnetiche (come le armi ADS e la pistola “Medusa”), «ma sembra che Mosca abbia vinto la gara».
Di Javier André Ziosi
Pazzesco! Se non sbaglio, anche l’America negli anni 80 e 90 costruì un macchinario capace di instillare nell’uomo pensieri ed emozioni dall’esterno mediante onde elettromagnetiche. Riguardo alla tecnologia della pistola medusa, il ricercatore Eldon Taylor ha spiegato che essa è in grado di “influenzare il subconscio”, quindi è molto simile al cubo. Con armi del genere, viene da pensare che la terza guerra mondiale sarà ben diversa dalle guerre precedenti. Complimenti.
Una grande potenza mondiale come la Russia non poteva non disporre di tali armi pericolose. Se è venuto fuori tutto ciò, significa solamente che la Russia vuole riprendersi una posizione di estrema importanza sullo scenario mondiale. Era da prevedere che sarebbe saltato.fuori qualcosa di estremamente potente, ma guardiamoci ora da questo super arsenale di armi innovative che hanno la stessa gravità della armi atomiche.
La Guerra Fredda sta divenendo caldissima e solo una mossa sbagliata e il Mondo salta per aria…
Inspiegabilmente, l’articolo dell’Herald Sun citato nel testo (visionabile all’indirizzo https://www.heraldsun.com.au/technology/sci-tech/russia-working-on-electromagnetic-radiation-guns/story-fn5iztw3-1226317396841) è stato cancellato. Qui una vecchia traduzione in italiano: https://mondodimisteri.altervista.org/dalla-russia-arrivano-le-armi-elettromagnetiche/