Aumento dei prezzi e caro dei carburanti. «La crisi svuoterà le tasche degli italiani». È l’ora della reazione

«La crisi delle materie prime, unita al caro carburanti, il prossimo anno svuoterà le nostre tasche. Gli aumenti dei prezzi impatteranno, a seconda dei calcoli, tra i 500 e i 1.000 euro a famiglia», ha scritto QN. «Il prezzo del gas in dieci mesi è aumentato del 500%. Il cotone ha fatto registrare una crescita del 104%. Il grano pochi giorni fa ha toccato il suo record in Europa, toccando i 297 euro a tonnellata. Il mais in sedici mesi ha fatto registrare un +77%. La carta costa il 70% in più rispetto al 2020. Il caffè (miscela arabica) è schizzato del 59%».

Le cause? «La prima tessera del domino, semplificando brutalmente, è stato il blocco totale delle attività causa Covid a livello globale nel 2020», ha proseguito QN. «[Appena le misure anti-pandemiche hanno] allentato la morsa, tutto il mondo si è rimesso in moto nello stesso momento e questo ha generato una domanda di carta, cotone, plastica e altri materiali fuori misura. La crisi dei carburanti, con aumenti del 500%, ha quindi fatto esplodere i costi dei trasporti che si sono poi riversati sulle materie prime. Il più classico dei circoli viziosi».

Inoltre, «se il Governo non interverrà con una manovra ad hoc, gli aumenti su luce e gas raggiungeranno [nel 2022] percentuali preoccupanti», aumentando ancora fino al 40%. Lo stesso Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha ammesso: «Una mortalità eccessiva che colpisca per asfissia finanziaria anche aziende che avrebbero il potenziale per tornare a prosperare dopo la crisi è uno dei gravi rischi per la nostra economia».

E, come se non bastasse, la disoccupazione è salita al 9,4%, i suicidi sono in forte aumento (anche fra i più giovani), 3,7 milioni di persone continuano a percepire il reddito di cittadinanza e il finanziere Ray Dalio, noto per aver predetto la crisi del 2008, è arrivato a dichiarare esplicitamente di aver intravisto «una catastrofe economica all’orizzonte».

E il governo? Come da prassi, non ha espresso una parola a riguardo. Il popolo? Muto. Qualche mormorio di piazza contro il green-pass (che, paradossalmente, a causa di pochi infiltrati facinorosi, è andato lentamente a scemare dopo l’attacco alla CGIL del 9 ottobre), e poi…? Dove sono finiti i leoni di piazza, ora che la marea è sempre più alta e si rischia di soffocare? Dov’è la costanza e l’impegno di chi afferma di stare in “prima linea” contro il Sistema? Basta davvero uno sparo in aria per far fuggire il gregge?

Come ha spiegato Diego Fusaro, filosofo e ispiratore del movimento Ancora Italia, «oggi c’è molta crisi e poca critica: c’è molta crisi perché viviamo, con tutta evidenza, nell’epoca della “crisi permanente”, e c’è poca critica perché manca la consapevolezza […] di questa crisi». Tuttavia, finché le persone hanno la pancia piena e la tv funzionante in salotto è del tutto improbabile che si affermino vivide e durature proteste in grado di apportare cambiamenti radicali. Il popolo, come disse l’amorale Bruno Filippi, è una «falange di tisici cronici più moralmente che fisicamente», un insieme di «visi orrendi, scolpiti dal vizio, dalla sifilide, dall’alcol», disposto ad accettare qualsiasi cosa pur di non assumersi responsabilità ardite. Pertanto – ricorda Filippi – è probabilmente inutile far affidamento su questi «esseri spregevoli, degni della frusta», in quanto la massa, «col suo peso bruto, frena l’azione rivoluzionaria e la subisce», anziché agevolarla.

L’aumento dei prezzi e la crisi delle materie prime non hanno perciò sconvolto più di tanto gli italiani, che, appesi con dei fili sottili alle mani dei burattinai zeloti che detengono il potere politico ed economico di tutto l’Occidente, perseverano nella loro quotidianità omologata e conforme, accettando in silenzio e sottomissione qualsiasi sopruso e ingiustizia. Lo scrittore Francesco Borgognone, intervistato da VisioneTV, è arrivato addirittura a parlare di una vera e propria «anestetizzazione delle coscienze», denunciando con coraggio le profonde discrepanze fra ricchi e poveri in Italia, soprattutto per quanto riguarda la percezione della pandemia di Covid-19.

«Non serve dirvi che le cose vanno male: tutti quanti sanno che vanno male», disse Howard Beale nel film Network, sviluppando una parabola ancora valida e attuale. «Abbiamo una crisi. Molti non hanno un lavoro, e chi ce l’ha vive con la paura di perderlo. […] Ce ne stiamo in casa e lentamente il mondo in cui viviamo diventa più piccolo e diciamo soltanto: “Almeno lasciateci tranquilli nei nostri salotti, per piacere! Lasciatemi il mio tostapane, la mia tv, la mia vecchia bicicletta e io non dirò niente ma… Ma lasciatemi tranquillo!” Beh, io non vi lascerò tranquilli. Io voglio che voi vi incazziate. […] Dovete dire: “SONO UN ESSERE UMANO, PORCA PUTTANA! LA MIA VITA HA UN VALORE!“. Quindi io voglio che ora voi vi alziate. Voglio che tutti voi vi alziate dalle vostre sedie. Voglio che vi alziate proprio adesso, che andiate alla finestra e l’apriate e vi affacciate tutti ed urliate: “SONO INCAZZATO NERO E TUTTO QUESTO NON LO ACCETTERÒ PIÙ!“».

Parole significative, che rispecchiano senza dubbio la drammatica realtà italiana, suscitando domande non del tutto scontate. Ecco perché, come disse il milite Piero Bolzon, «non si potrà più rimanere incerti»: o di qua o di là. «Il cittadino dovrà decidersi. O nella corrente nazionale […] o in quella antinazionale». Non c’è più posto per i neutri, i pavidi, gli indecisi. La crisi economica, con l’aumento dei prezzi e il caro dei carburanti, non ci coglierà impreparati. «Vivere Est Militare», disse Seneca. È l’ora della reazione.


Di Javier André Ziosi

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