«Lo spirito di Roma ispira la nostra azione». “Forza Nova” e il sogno di una Corsica italiana


In Corsica esiste una nuova realtà politica che, fondendo la vecchia tradizione indipendentista corsa con postulati nazionali e patriottici, ha dato vita ad una nuova corrente nazional-identitaria, che mira a raggiungere «uno statuto autonomista definitivo, per non correre il rischio di far scoppiare nuovi conflitti armati».

Stiamo parlando del partito “Forza Nova” (FN), fondato ufficialmente da Filippo De Carlo alle elezioni comunali di Bastia nel 2019 e considerato «il primo movimento nazionalista di destra» in Corsica. Esso – stando alle parole degli stessi militanti, intervistati dall’Agenzia Stampa Italia – riunisce vecchi membri del “Front National” di Marine Le Pen e indipendentisti di “Leia Nazionale”, ma anche cani sciolti e patrioti “liberi”, tutti «impegnati nella lotta contro la globalizzazione» e nel «dare voce al nazionalismo di destra, cioè “liberato” dal politicamente corretto e dalla fedeltà ideologica verso Parigi».

«Il nostro obiettivo principale è partecipare con le nostre idee alla lotta per l’emancipazione del popolo corso», hanno dichiarato i militanti di FN. «Crediamo che gli attuali partiti e i gruppi nazionalisti non rappresentino le aspirazioni di molti corsi. Ci opponiamo alla concezione, essenzialmente marxista, di “comunità di destino” per definire il popolo corso. Tale concezione identifica il popolo corso sia con i corsi d’origine che con quelli d’adozione, ovvero favorisce ideologicamente l’immigrazione e apre le porte allo Ius soli. Diversamente, noi definiamo il popolo corso “europeo” e “latino”, una comunità di cultura, di tradizione cattolica, legata alla civiltà europea. Questa visione ideologica ci distingue dagli altri partiti nazionalisti che aderiscono più o meno apertamente ai principi globalisti. Ad esempio, i leader nazionalisti dell’Assemblea della Corsica hanno sostenuto Emmanuel Macron nel 2017 e hanno chiesto alla Corsica di accogliere i migranti. La maggior parte dei corsi rifiuta queste posizioni. Ricordiamo che in Corsica Marine Le Pen ha ottenuto quasi il 50% dei voti nelle elezioni presidenziali del 2017. Questi voti non erano “tricolori”, ovvero con tendenze filo-francesi, ma per la gran parte provenivano dall’elettorato nazionalista corso, il quale ha votato il Front National per dare un freno all’immigrazione. È a questa frangia dell’elettorato corso che, come Forza Nova, ci rivolgiamo principalmente. La questione dell’indipendenza della Corsica non si pone oggi. Ma rivendicare l’indipendenza, pur accettando l’ideologia globalista della Francia e dell’Unione Europea, non ha alcun senso. Noi lottiamo per il diritto del popolo corso di scegliere il proprio destino e questo è di per sé una lotta di “destra”».

Nel 2018, il nucleo originario di Forza Nova (che, come partito, si formerà solo un anno dopo) ha preso parte alle note contestazioni dei Gilet Gialli, «dandogli un orientamento nazionalista». Oggi, invece, con il suo giovane candidato Jean-Antoine Giacomi, FN lotta «per il diritto all’autodeterminazione del popolo corso» ed è prevalentemente attivo «contro la “dittatura sanitaria” e il “governo della paura” espressi dal regime di Parigi».

Ed è proprio da Parigi che la Corsica, secondo i militanti forzanovisti, dovrebbe definitivamente allontanarsi, al fine di riavvicinarsi all’Italia, in quanto «i corsi sono un popolo “italico” e il legame con la “terra ferma” è naturale».

Ma Forza Nova – che afferma di voler «lavorare con la destra italiana», definita «la punta di diamante della resistenza identitaria nell’Europa occidentale» – non aspira ad una vera e propria annessione in vecchio stile della Corsica all’Italia, ma piuttosto alla creazione di «uno statuto di autonomia come quello della Sardegna e della Sicilia».

«L’irredentismo politico ci sembra anacronistico, ma ci battiamo per un riavvicinamento culturale ed economico con l’Italia», ha dichiarato infine un militante di FN. «La nostra azione è ispirata dallo “spirito romano” e fa parte di una lotta europea per la sopravvivenza e il rinnovamento della nostra civiltà».

Parole forti, che meritano sicuramente di essere condivise. Roma traditoribus non premia.


Di Javier André Ziosi


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