Chi finanziò “Il Popolo d’Italia”? Parla Giorgio Pisanò, storico del fascismo ed ex repubblichino
Si è detto e si è ripetuto che Mussolini poté fondare il suo nuovo giornale [Il Popolo d’Italia] grazie ai soldi fornitigli dalla massoneria e dagli industriali italiani. Altri hanno sostenuto che i quattrini glieli diede lo Stato Maggiore francese, altri ancora hanno avanzato come per certa l’ipotesi che fu lo Zar di tutte le Russie a mettere Mussolini in grado di lanciare un nuovo quotidiano. Va notato che nessuna di queste affermazioni è mai stata convalidata da documenti precisi, da testimonianze probanti.
La verità è che Mussolini i soldi li ebbe, ma non dalle fonti sopracitate; bensì da una persona e da una organizzazione che gli antifascisti e specie i socialisti non intendono nominare, perché ciò non tornerebbe a loro onore e a onore della internazionale socialista. La verità è che Mussolini i soldi per fondare e “lanciare” Il Popolo d’Italia li ebbe dai socialisti francesi, tramite Marcel Cachin, un famoso marxista diventato poi, in questo secondo dopo guerra, senatore comunista, e deceduto pochi anni or sono.
Bisogna riportarsi, per comprendere i motivi di questo finanziamento apparentemente assurdo, ai giorni dello scoppio della Prima guerra mondiale, nel 1914. L’atteggiamento neutralista assunto dai socialisti italiani in quella occasione non garbò affatto ai “compagni” tedeschi. L’iniziativa interventista di Mussolini fu quindi molto bene accolta dai socialisti francesi, che sapevano come un intervento dell’Italia in guerra accanto al loro paese e ai paesi dell’Intesa avrebbe potuto capovolgere, a danno degli Imperi Centrali, le sorti del conflitto.
Così, i socialisti francesi deciso di aiutare Mussolini. E lo fecero attraverso Marcel Cachin. Il bello è che di questo finanziamento esistono le prove, in quanto fu proprio lo stesso Cachin a raccontare tutta la storia. Ma ora, naturalmente, su tutta la vicenda è stato fatto calare un pesante sipario, perché la tesi ufficiale dell’antifascismo è che Mussolini venne sovvenzionato dai capitalisti.
La vera storia dei finanziamenti al Popolo d’Italia, comunque, se incominciò con Marcel Cachin, non finì lì. Il Popolo d’Italia, divenuto ben presto uno dei giornali più letti nel nostro paese, riuscì a sovvenzionarsi da solo attraverso delle sottoscrizioni di cui esistono le cifre precise. Ecco i dati riportati dal Popolo d’Italia: 1916: 47.085,80 lire; 1917: 134.251,70 lire; 1918: 54.196,55 lire.
A queste cifre debbono essere aggiunti i ricavi delle vendite e gli importi della pubblicità. Da notare che i giornali, a quei tempi, non costavano – in mano d’opera, collaborazioni e redazione – quello che costano oggi.
In definitiva, tra il 20 luglio 1916 e il 14 agosto 1918, vale a dire in ventiquattro mesi, Il Popolo d’Italia raccolse ben 1.750.000.000 di lire attuali; una media, cioè, di oltre 70.000.000 di lire al mese. Era sufficiente, una cifra simile, per mantenere in vita, oltre i ricavati della vendite e della pubblicità, un giornale?
La risposta è senz’altro positiva. E la prova ce la forniscono i socialisti. Essi, infatti, sostennero sempre che il loro giornale, l’Avanti!, visse sempre ed esclusivamente grazie alle vendite e alle sottoscrizioni. Ebbene, nel 1917, l’Avanti! raccolse 130.080 lire contro le 134.251,70 del quotidiano di Mussolini. È quindi evidente che, se 130.000 lire di sovvenzione in un anno bastavano all’Avanti! per vivere, a maggior ragione poteva vivere Il Popolo d’Italia che, in fatto di sottoscrizioni, batteva nettamente il quotidiano del partito socialista.
Di Giorgio Pisanò (da: Storia del fascismo, 1988)
Un grande storico purtroppo dimenticato a causa di stupidi pregiudizi.